· Bozza di legge sul Fine Vita: rischio di trasformare le cure palliative da proposta di cura a strumento di selezione.
· Obbligatorietà non praticabile: in Italia accesso garantito solo ad 1 persona su 4, solo 9 regioni soddisfano i requisiti.
· SICP: “Cure Palliative strumento terapeutico ben distinto dal suicidio medicalmente assistito”.
· No a Comitato Etico Nazionale, ma comitati locali multidisciplinari.
· Istituito il Comitato per le questioni etiche SICP a lavoro per contribuire al dibattito sul Fine Vita.
Roma, 25 giugno 2025 - La legge n. 38/2010 sancisce l’accesso alle Cure Palliative quale diritto esigibile dal malato, che lo esercita in piena autonomia.
È quanto affermato dalla SICP – Società Italiana di Cure Palliative in risposta alla bozza del disegno di legge sul fine vita presentata ieri nel Comitato ristretto al Senato che, tra le altre cose, prevede “obbligatorietà delle Cure Palliative” come requisito essenziale e necessario per le persone che chiedono di accedere al suicidio medicalmente assistito.
“Le Cure Palliative non sono in alcun modo associabili ad un percorso di fine vita – spiega il presidente della SICP Gianpaolo Fortini – rappresentano invece un percorso di cura globale, centrato sulla persona, sulla sua storia clinica ed esistenziale, orientato al sollievo della sofferenza in tutte le sue dimensioni, attento anche ai bisogni del contesto famigliare e volto al mantenimento della dignità umana anche nelle fasi più critiche del vivere. È fondamentale che le Cure Palliative vengano sempre offerte con competenza e umanità, in un contesto che garantisca al paziente l’accesso reale, libero e non diseguale a tali percorsi, indipendentemente dalla scelta finale che egli vorrà compiere. Appare poco comprensibile l’assunto. Noi sosteniamo il diritto che ogni cittadino possa accedere alle Cure Palliative se lo necessita, in piena libertà, su tutto il territorio nazionale. Porre come prerequisito al SMA l’avvio di un percorso di Cure Palliative snatura il senso stesso di quest’ultime. Noi sosteniamo che nessuno debba essere lasciato solo o sentirsi abbandonato nella sofferenza perché in tali condizioni psicofisiche diventa difficile esercitare liberamente le scelte. L’accesso alle Cure Palliative non è oggi equamente distribuito in termini di organizzazione dei Sistemi Sociosanitari Regionali. E’ necessario, per coerenza, realizzare finalmente quanto già normato e disciplinato in ordine alle Cure palliative”
In Italia l’accesso alle Cure Palliative e l’assistenza alle persone affette da patologie croniche e inguaribili, pur con un trend in crescita, è ancora ben al di sotto dei livelli di sufficienza, attestandosi al 33% come media nazionale. E con forti ed evidenti disparità territoriali e differenze regionali. Su 590 mila adulti che ne avrebbero necessità, solo 1 su 4 ha effettivo accesso a percorsi specifici di Cure Palliative. Soltanto 9 regioni soddisfano pienamente il fabbisogno di équipe palliative domiciliari ,solo 5 regioni su 21 hanno strutturato l’attività di consulenza intra ed extra ospedaliera, e solo 3 su 21 il livello ambulatoriale, nodi fondamentali per garantire Cure Palliative precoci e integrate con tutte le discipline: le persone malate di qualunque malattia, non solo oncologica, devono avere il diritto alle Cure Palliative
“All’interno di questo quadro – spiega Marta De Angelis, responsabile comunicazione della SICP Le Cure Palliative sono una proposta attiva e competente di cura, fondata sulla vicinanza, sull’ascolto e su un’assistenza personalizzata, capace di accompagnare la persona e i suoi familiari nel difficile e spesso lungo percorso della malattia inguaribile e in alcun modo una ‘risposta alla fine’. Anche la sedazione palliativa profonda e continua, prevista nei casi di sofferenza refrattaria e intollerabile, si configura come uno strumento terapeutico ben distinto dal suicidio medicalmente assistito, con cui non condivide né le finalità né le modalità. Essa appartiene pienamente al dominio delle Cure Palliative, e ne esprime il senso profondo: alleviare la sofferenza.”
In riferimento al ruolo delle Cure Palliative richiamato nella sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale, che nella bozza di legge si sottolinea quale passaggio necessario nella valutazione della richiesta di suicidio medicalmente assistito, Danila Valenti, responsabile del Comitato SICP per le Questioni Etiche, precisa che “tale sentenza richiama espressamente l’obbligo di verificare l’adeguatezza dell’offerta di Cure Palliative, insieme alla corretta informazione rivolta alla persona malata, accompagnata in un percorso di rispettosa e delicata comunicazione onesta.Questa verifica, tuttavia, non può essere interpretata come un atto puramente formale: essa rappresenta un momento cruciale per rendere effettiva una scelta autonoma e una scelta libera nella complessità emotiva di una persona malata e nella complessità del percorso di consapevolezza. Una scelta libera che può essere garantita solo dalla presenza di un Servizio Sanitario Pubblico, espressione di una Comunità di Cura che attraverso il gettito fiscale si impegna a garantire cure universalistiche. Annunciamo l’avvio di un lavoro di riflessione e approfondimento del Comitato per le questioni etiche, volto a offrire un contributo rigoroso e qualificato alla discussione in corso.”
Relativamente alla proposta di istituire un Comitato Etico Nazionale per la valutazione delle richieste di suicidio medicalmente assistito, afferma Giuseppe Intravaia, referente area infermieri “in un’ottica di prossimità e attenzione al contesto e ai bisogni multidimensionali delle persone gravemente malate, SICP ritiene opportuno normare la creazione – su base legislativa – di Comitati locali per l’etica nella clinica, dotati di competenze multidisciplinari e capaci di valutare territorialmente, caso per caso, le situazioni complesse che richiedono ascolto e discernimento.
Fonte: Sicp
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