Presente nell'uscita: 11/25
Gianpaolo Fortini, che dirige la struttura complessa di cure palliative integrate nell’ASST 7 Laghi (Varese), è dal novembre 2024 presidente della Società italiana di cure palliative. Lo abbiamo incontrato per parlare di temi oggi più che mai di attualità, che investono, allo stesso tempo, la sfera scientifica, quella sanitaria-assistenziale e quella etica.
La Legge 38/2010 quando fu varata venne considerata una normativa di assoluta eccellenza, di grande portata sociale: a distanza di quindici anni a che grado è di attuazione?
È certamente necessario un movimento culturale capace di promuovere le cure palliative in ogni ambito della società, innanzitutto nelle scuole e nelle università, che coinvolga l’associazionismo e il volontariato. A quindici anni dalla legge diventa prioritario ripensare all’architettura delle reti locali di cure palliative per efficientare il modello organizzativo con una visione integrata dei bisogni della persona che metta a sistema tutte le risorse. E in tema di risorse, serve pensare a politiche sociosanitarie che consentano due principali azioni programmatorie: in primo luogo, portare a compimento le reti locali di cure palliative, che significa potenziare l’offerta di cura ai cittadini. In secondo luogo sostenere e promuovere la formazione universitaria e post universitaria, così come la formazione specifica e continua dei professionisti che operano nelle reti di cure palliative.
Cure palliative e terapia del dolore, a volte i termini si equivocano, tra i non addetti ai lavori: come si possono distinguere i due ambiti?
È una distinzione importante, anche se spesso i due ambiti si sovrappongono. Le cure palliative si rivolgono a persone affette
da malattie croniche e progressive, che non rispondono più a trattamenti curativi, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e accompagnare il paziente e la famiglia nel percorso di malattia. Tra questi interventi è compresa la gestione del sintomo dolore. La terapia del dolore, invece, riguarda la gestione del dolore acuto o cronico benigno in diversi contesti clinici. Quello che accomuna entrambi è l’approccio multidisciplinare e la necessità di competenze specifiche, in particolare nella gestione dei farmaci. Per questo è fondamentale che i professionisti sanitari – medici, infermieri e anche farmacisti – abbiano una formazione adeguata e agiscano in sinergia.