Presente nell'uscita: N. 11/24
I tumori ginecologici interessano ogni anno alcune decine di migliaia di donne. In particolare, il tumore dell’endometrio, dell’ovaio e della cervice uterina sono tra le neoplasie più frequenti nella donna, e le tre più frequenti della sfera ginecologica. Nonostante i progressi delle terapie, e la disponibilità di accessibili strumenti preventivi, la prognosi è in molti casi sfavorevole a causa di ritardi diagnostici, mancata adesione agli screening e difficoltà di accesso alle terapie più innovative. In occasione della Giornata mondiale dei tumori ginecologici, Punto Effe ha incontrato Sandro Pignata, direttore della divisione di Oncologia medica del dipartimento di Uro-ginecologia presso l’Istituto Nazionale Tumori di Napoli, e responsabile scientifico della Roc, Rete oncologica campana.
Come impattano queste patologie, in termini di numero di casi ed evoluzione?
In Italia si registrano ogni anno circa 7.000 casi di tumore dell’endometrio, 5.000 di carcinoma ovarico e 2.500 di tumore della cervice uterina. Il tumore dell’ovaio, benché non sia il più frequente, presenta un’elevata mortalità in quanto nell’80% dei casi viene diagnosticato in fase molto avanzata. Diverso è il quadro relativo ai tumori dell’endometrio e della cervice uterina che, se diagnosticati in fase precoce - come avviene nella maggior parte dei casi – presentano tassi di mortalità inferiori. Diversamente la prognosi è purtroppo molto sfavorevole, nonostante i progressi terapeutici.
Quali sono le ragioni alla base del ritardo diagnostico?
Si tratta di ragioni molto diverse per le tre condizioni. Il ritardo diagnostico per il tumore della cervice uterina deriva dalla mancata applicazione delle misure di screening. Questo riguarda molto spesso le donne immigrate, che si presentano alla nostra osservazione con quadri già molto avanzati. Il tumore ovarico è una malattia subdola; tuttavia dalla letteratura sappiamo che, sottoponendo a screening le donne che presentano alcuni disturbi e sintomi, si potrebbe aumentare il numero di casi diagnosticati anche in fase meno avanzata.