L’ottimismo e la fiducia nel futuro sono, per così dire, un dovere di ufficio per un manager, tanto più se al vertice di Farmindustria. E tuttavia Marcello Cattani - presidente da poco più di un anno dell’associazione, oltre che Ad di Sanofi - non nasconde che il futuro non è privo di incognite. Serve un “sistema Paese” che funzioni nel suo complesso: le istituzioni, l’industria in generale e le singole imprese. Forse la vecchia globalizzazione ha chiuso i battenti, ma siamo di fronte a una nuova globalizzazione nella quale la competizione sarà ancora più dura, perché nel frattempo sulla scena si sono affacciati nuovi player, con grandi velleità di conquista.
Presidente, anche se è un po’ presto per fare bilanci sul suo mandato, ci racconti come è stato l’impatto con le istituzioni, e in particolare con il governo in carica.
Il dialogo con il governo, e in particolare con i ministeri con i quali Farmindustria è maggiormente in contatto, è positivo fin dall’inizio. Parlo del ministero della Salute, del Mimit (Imprese e made in Italy), del Mef, del Mur (Università e ricerca) ma anche del ministero degli Esteri e degli Affari europei. Per prima cosa questo governo ha riconosciuto il valore strategico dell’industria farmaceutica. Nel 2022 la produzione ha sfiorato i cinquanta miliardi di euro, per il 97 per cento destinata all’esportazione. Valiamo il 2 per cento del Pil tra industria e indotto e i nostri farmaci arrivano in tutto il mondo. Questo governo, da parte sua, ha fatto scelte che condividiamo.
Per esempio?
La riforma dell’Aifa, il recepimento del Regolamento europeo sugli studi clinici e la presa di posizione critica nei confronti della Commissione europea e del suo progetto di revisione della legislazione farmaceutica che intende abbreviare la proprietà intellettuale sui farmaci. Una scelta suicida. In più c’è il tentativo di rivedere la governance farmaceutica, che ancora oggi si regge su criteri vetusti, che non tengono conto dei cambiamenti degli ultimi anni.
Ovvero?
Prendiamo la spesa farmaceutica diretta, in particolare ospedaliera: è previsto un tetto che viene regolarmente sfondato e prevede quindi il ricorso al payback da parte delle aziende. Ma questo tetto è puramente teorico e quindi anche parlare di sforamenti è fuori luogo. Senza contare che il payback è un sistema che disincentiva le imprese, nazionali o estere, a investire. È arrivato il momento di cambiare.