Informata sui fatti

Intervista a: Simonetta Molinaro

  • Data 12 marzo 2024
Simonetta  Molinaro

Informata sui fatti

In Italia i dati parlano chiaro: la maggior parte degli omicidi di cui sono vittime le donne sono femminicidi. Secondo l’Istat il 31,5 per cento delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, la maggior parte delle quali sono esercitate da persone vicine alla vittima: partner o ex partner, parenti o amici. Durante il lockdown per la pandemia da Covid-19 si è cominciato a parlare di più di questo fenomeno, al cui contrasto è dedicata la Giornata mondiale del 25 novembre. E anche i farmacisti si sono trovati a ricevere richieste di aiuto. Simonetta Molinaro, farmacista titolare in Valmarecchia, nel riminese, ha affiancato alla sua attività dietro al banco studi di criminologia e mediazione familiare, dando vita al progetto “Farmacista informato sui fatti”, proprio per dare ai colleghi gli strumenti adeguati per offrire un primo aiuto alle vittime di violenza  che si recano in farmacia per chiedere aiuto. Molinaro è anche referente per l’Emilia-Romagna della Associazione Farmaciste Insieme.

Ci può raccontare dei suoi studi?

Ho deciso di diventare farmacista proprio perché questo conciliava la mia attitudine e il mio interesse alla relazione con gli altri con la mia passione per la scienza e la farmacologia. Mi sono, dunque, laureata a Bologna in Farmacia. La mia intenzione dopo la laurea era quella di lavorare nell’industria cosmetica ma, avendo avuto un figlio molto presto, ho continuato a studiare, appassionandomi alla scienza dell’investigazione, fino a prendere un master in Criminologia forense e un altro sulla Mediazione dei conflitti e mediazione familiare. A un certo punto, cominciando a lavorare dietro al banco, ho affiancato le due attività, quella di criminologa e quella di farmacista. Nel 2008 sono diventata socia titolare di una farmacia in provincia di Rimini.

 Quando ha capito che si potevano unire le due competenze?

A un certo punto mi sono accorta che l’attività stessa di farmacista traeva beneficio dalle mie competenze di mediatore. La relazione che il farmacista instaura con il paziente che si rivolge a lui in un momento di fragilità o vulnerabilità, come quello di una malattia, presuppone lo stabilirsi di una connessione tra professionista dietro al banco e paziente. Piano piano mi sono accorta che riuscivo a stabilire questa connessione con le persone che si recavano in farmacia. Da qui alcune persone hanno cominciato a chiedermi aiuto – chiedendo proprio di me in farmacia - su questioni di salute e non solo. Un momento determinante della mia carriera è stata la richiesta di aiuto di una donna che è entrata sanguinante. Era stata aggredita dal marito e, avendo bisogno di aiuto, aveva pensato di rivolgersi a me. Una specie di battesimo del fuoco per me, che da anni studiavo mediazione dei conflitti.

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